A Mandas il IX Festival Internazionale della letteratura di viaggio D.H. Lawrence

Dal 25 al 27 settembre 2015, a Mandas, presso il Complesso Conventuale di San Francesco, si svolge IX Festival internazionale della letteratura di viaggio D.H. Lawrence.
Una tre giorni ricca di eventi: reading letterari, presentazioni, concerti, proiezioni, mostre, degustazioni, percorsi enogastronomici e del gusto, laboratori per adulti e per bambini.
L’edizione 2015 vede la partecipazione di importanti autori del panorama letterario e giornalistico nazionale. Tra tutti, meritano una menzione la scrittrice Antonia Arslan, autrice del pluripremiato La masseria delle allodole (che ha avuto anche una trasposizione cinematografica firmata dai fratelli Taviani), e l’inviato di guerra Gian Micalessin ai quali verrà consegnato il Ducato D’Oro per la letteratura e il giornalismo. Entrambi presenteranno le loro opere, con uno sguardo particolare al genocidio armeno e alla condizione dei cristiani in Medio Oriente.
 
Il parterre degli ospiti è di grande rilievo: Vins Gallico, finalista al Premio Strega 2015 con “Final Cut. L’amore non resiste” edito da Fandango (in un incontro letterario con l’autrice sarda Michela Pisu), Vincenzo Costantino “Cinaski” animerà il workshop “Appunti di viaggio. laboratorio di scrittura poetica e lettura dal vivo”, la giornalista di Repubblica Annarita Briganti, che inaugurerà la mostra fotografica “Backstage. In viaggio con la letteratura: i luoghi, i volti”, Marco Zapparoli e Orfeo Pagnani impegnati in un incontro dal titolo “Letterature di viaggio” moderato da Patrizio Zurru). Zapparoli e Pagnani saranno, con il velista sardo Andrea Mura, anche dell’appuntamento Levare gli ormeggi. “Viaggiare” in mare, in un racconto a più voci in cui la barca diventa anche metafora della fuga e della pace interiore. E ancora il fotografo di cinema Romolo Eucalitto che ha portato la sua macchina dal set di Verdone e Ozpetek nelle abitazioni e sui volti degli ultimi sopravvissuti del genocidio armeno: inaugurerà la mostra “100 anni di silenzio. Gli ultimi sopravvissuti del genocidio armeno”.
 
C’è anche tanta Sardegna nel Festival di Mandas: il giornalista Rai Paolo Piras presenta il volume “Bravi & camboni”. L’epica minore del Cagliari: piedi storti, teste matte e colpi di genio; Massimo Onofri dialoga con Giampaolo Cassitta in “Passaggio in Sardegna”, a sua volta protagonista del reading “Ho viaggiato solo in motorino”, mentre Nicolò Migheli, Giulia Clarkson, Ilario Carta e Vincenzo Soddu animeranno l’incontro dal titolo “Radici. Vecchie e nuove migrazioni”. Il giornalista sardo Alessandro Aramu insieme a Gian Micalessin presenteranno un volume sugli ultimi sopravvissuti del genocidio armeno, un reportage che dal passato arriva fino ai giorni d’oggi con la guerra in Siria e le migrazioni al centro dell’Europa.
 
A Mandas ci sarà spazio anche per la musica: il concerto di chiusura (domenica 27 settembre alle ore 22) è affidato alla band cagliaritana dei Sikitikis, in tour per presentare l’ultimo album “Abbiamo perso”. Ci sarà spazio anche per Stefano Guzzetti Ensemble, che si esibirà nel concerto Postcards. Musica e letteratura sono le protagoniste del reading musicale “Esperienze di donne. Un viaggio introspettivo attraverso la figura femminile”, a cura di Claudio Moica. Il poeta libertario e naufrago volontario Vincenzo Costantino “Cinaski” sarà protagonista di un recital concerto dal titolo “Nato per lasciar perdere”.
Il Festival quest’anno ospita anche una rassegna cinematografica, curata da Nicola Contini. Saranno proiettati: Balentes (regia di Luisa Camillo Satta), Sinuaria (regia di Roberto Carta) e, infine, il documentario, omaggio al grande e indimenticato Sergio Atzeni, dal titolo: Madre Acqua. Frammenti di vita di Sergio Atzeni (regia di Daniele Atzeni).
Gli appuntamenti saranno preceduti da brevi intro musicali e letterarie curate da Gerardo Ferrara alla voce e Valter Alberton al sax.
 
 
 
Il Festival internazionale D.H. Lawrence ricorda il genocidio armeno con Antonia Arslan e Gian Micalessin: una mostra fotografica e due presentazioni di libri in memoria del primo crimine contro l’umanità del Novecento
 
 
Il IX festival internazionale della letteratura di viaggio D.H. Lawrence, che si tiene nel comune di Mandas dal 25 al 27 settembre, celebra il centenario del genocidio armeno con due appuntamenti di eccezione e la presenza di importanti ospiti. Si apre venerdì 25 alle ore 11, presso il chiostro dell’ex convento San Francesco, con l’inaugurazione della mostra fotografica, curata da Assadakah Sardegna – Centro Italo Arabo e del Mediterraneo, dal titolo “100 anni di silenzio – Gli ultimi sopravvissuti del genocidio armeno”.
 
Una galleria di immagini catturate dal fotografo di cinema Romolo Eucalitto nel corso di un viaggio in Armenia con il giornalista sardo Alessandro Aramu. Da quell’esperienza, è nato anche un libro che verrà presentato alla conclusione del festival. All’inaugurazione della mostra saranno presenti, oltre a Eucalitto e Aramu, Sargis Ghazaryan, Ambasciatore della Repubblica d’Armenia in Italia, Raimondo Schiavone – Presidente della Federazione Assadakah Italia e il sindaco di Mandas Marco Pisano.
 
L’amministrazione del comune sardo conferirà – alle ore 12.30, con una solenne cerimonia nella sala consiliare – la cittadinanza onoraria di Mandas al giovane diplomatico armeno, a testimonianza di un forte legame tra la Sardegna e il popolo armeno, vittima del primo grande crimine contro l’umanità del novecento.
 
 
Anche la chiusura del festival è dedicata al genocidio armeno, con la presentazione del volume il
Il genocidio armeno: 100 anni di silenzio – Lo straordinario racconto degli ultimi sopravvissuti” alla presenza degli autori. L’appuntamento è per domenica 27 settembre alle ore 20 presso la biblioteca nell’ex convento di San Francesco con Alessandro Aramu, Gian Micalessin e Raimondo Schiavone.
 
Micalessin, uno dei più importanti inviati di guerra italiani, racconterà il dramma dei cristiani in Medio Oriente, in particolare in Siria, dove con i suoi reportage ha documentato il dramma di migliaia di persone in fuga dalla furia omicida degli uomini dello Stato Islamico.
 
Si chiude con la straordinaria presenza di Antonia Arslan, autrice del memorabile libro “La Masseria delle allodole”, volume pluripremiato dal quale è nato anche un film diretto dai fratelli Taviani. La scrittrice di origine armene presenterà la sua ultima fatica (Il rumore delle perle di legno, Rizzoli), il seguito del libro che le ha dato anche fama internazionale.
 
Gian Micalessin e Antonia Arslan saranno premiati con il ducato d’oro, rispettivamente come miglior giornalista e scrittrice dell’anno.
 
 
 
SCHEDA MOSTRA FOTOGRAFICA: “100 anni di silenzio - Gli ultimi sopravvissuti del genocidio armeno” (Inaugurazione venerdì 25 settembre alle ore 11.15)
 
Un giornalista (il sardo Alessandro Aramu) e un fotografo di cinema (Romolo Eucalitto, campano di nascita, romano di adozione) hanno incontrato a Yerevan, la capitale armena, tre sopravvissuti del genocidio armeno. La mostra “100 anni di silenzio – Gli ultimi sopravvissuti del genocidio armeno” è un racconto, breve ma intenso, di quegli incontri, dai quali è anche nato un libro-testimonianza. Due uomini e una donna raccontano, con i loro volti segnati dal peso degli anni e dalla sofferenza di essere cresciuti con famiglie mutilate, gli affetti dispersi e una tragedia che manifesta la sua straordinaria attualità nella forza delle loro parole e dei loro ricordi.
 
I tre sopravvissuti immortalati negli scatti in bianco e nero di Romolo Eucalitto, bambini all’epoca dei fatti, mostrano la fragilità e la forza di chi si è portato sulle spalle l’ingombrante ruolo di testimone della storia, per tenere accesa la fiamma della memoria e tramandare alle generazioni future il racconto di un crimine che, dopo tanti anni, mantiene intatto l’orrore della tragedia.
 
E’ una mostra privata, intima, che entra nelle abitazioni di essere umani che sanno di avere ancora davanti a sé pochi anni di vita. Malgrado ciò, non esitano ad affrontare, insieme alle loro famiglie, la sfida della memoria condivisa come elemento di identità e di appartenenza a un popolo.
 
La mostra “100 anni di silenzio – Gli ultimi sopravvissuti del genocidio armeno” si presenta dunque come un album personale che si conclude con le immagini dei luoghi significativi di quell’Olocausto: il museo del genocidio, il memoriale con la fiamma eterna, il giardino dei giusti e il muro della memoria, nel quale sono tumulate le ceneri o la terra tombale dei non armeni che hanno aiutato gli armeni prima, durante e dopo il genocidio. È in quei luoghi che lo spirito si fa più leggero, facendo ancora sentire i lamenti e le grida strazianti di chi, cento anni fa, ha resistito invano al male. Il grande male.
 
La mostra è curata da Assadakah Sardegna - Centro Italo Arabo e del Mediterraneo, che da anni si batte affinché il crimine contro il popolo armeno venga riconosciuto a livello internazionale.