Migranti, l’integrazione può attendere (La Nuova Sardegna)

 

CAGLIARI. L’accoglienza funziona ma dopo quella c’è il nulla, centinaia di ragazzi africani che vagano nelle città e nei paesi dell’isola senza una prospettiva di lavoro, un progetto che li aiuti a sentirsi parte attiva della comunità sarda. La denuncia è arrivata dalla viceprefetto Carolina Bellantoni e dalla deputata del Pd e sindaca di Sadali Romina Mura all’incontro organizzato dall’associazione Assadakah in chiusura del progetto Migr@ntes, che ieri ha coinvolto in una mattinata di grande interesse, nella sala del cinema Odissea, un centinaio di studenti delle scuole superiori e una piccola folla di giovani migranti. La dirigente statale - che ha partecipato al posto del prefetto Giuliana Perrotta - ha descritto senza enfasi e con apprezzabile realismo la situazione dell’immigrazione in Sardegna, mettendo in luce il netto divario tra la prima e la seconda accoglienza: «Non c’è un passaggio sicuro tra il momento in cui i migranti sbarcano a Cagliari e la fase successiva - ha spiegato - servono progetti. Il problema è questo e nessun altro, perché se in Germania sono stati accolti un milione di migranti in un anno, l’Italia si è fatta carico di 450 mila arrivi nell’arco di tre anni. Quindi il tempo per evitare i ghetti e le situazioni di isolamento ci sarebbe stato e c’è ancora».

Le regole non mancano: i migranti dovrebbero restare nelle strutture di prima accoglienza per un massimo di sessanta giorni. Invece sono costretti a viverci a lungo. Un esempio? Sadali, dove - come ha riferito la sindaca Mura - un’ottantina di ragazzi africani vive un’esistenza vuota, malgrado le basi per un’integrazione reale ci fossero tutte. C’è poi il problema dei minorenni, che arrivano in Europa e in Sardegna soli, senza i genitori: avrebbero diritto a strutture dedicate, non sempre si trovano perché malgrado l’intensità dei flussi migratori si continua a navigare a vista. «Serve una politica europea - ha confermato la parlamentare - un piano che garantisca opportunità di inserimento per questi nuovi cittadini». Quelli che nell’emozionante docufilm realizzato da Alessandro Aramu e Carlo Licheri, proiettato ieri in apertura dei lavori, mostrano di avere ogni intenzione di superare la difficile fase dell’approccio dopo-sbarco per entrare con entusiasmo nel mondo occidentale e che invece sono condannati a una silenziosa emarginazione anche in città non certo ostili come Sassari e Cagliari. Quegli stessi ragazzi che spesso - come ha denunciato Raimondo Schiavone, presidente di Assadakah - vengono usati dalla politica come strumenti per cercare consenso.

Il dato positivo resta la condotta dell’Italia sotto il profilo del soccorso: «L’operazione Tryton coinvolge la Sardegna come porto di destinazione perché è tra i più vicini e più sicuri – ha spiegato ancora il viceprefetto Bellantoni – chi chiede che i migranti vengano dirottati in Francia e Spagna non conosce le leggi del mare e chi pensa a un sistema di accoglienza in difficoltà sbaglia, perché in questi tre anni abbiamo imparato un lavoro nuovo ed ora lo svolgiamo con entusiasmo. Agli sbarchi più impegnativi - ha detto ancora la dirigente - hanno

partecipato anche 400 operatori, tutti gratis, senza che venga pagata un’ora di straordinario, nelle feste e alla domenica. E tanti volontari, la cui presenza è un grande aiuto. In più molti giovani neri vengono in porto a dare una mano a chi è sbarcato dopo di loro. Una cosa bellissima».

 

Fonte: http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/2016/11/13/news/migranti-l-int...